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Lo sport, il suo valore educativo e i giovani d’oggi

Lo sport, il suo valore educativo e i giovani d’oggi


Più del risultato conta il modo in cui lo si raggiunge.

Un alpinista può conquistare la vetta in elicottero, ma la sua soddisfazione sta nella scalata, nei rischi corsi e superati, nella fatica vinta, nei problemi risolti e alla fine, nella gioia d’osservare dalla cima il percorso fatto e il mondo che ora si trova ai suoi piedi. Non è importante ciò che facciamo, ma come lo facciamo.chi non conosce lo sport, quello praticato, è forse portato a considerare quest’attività solo un passatempo, poco utile al proprio avvenire. Il punto è proprio qui, in quest’epoca che viviamo, si opera e si studia solo in funzione di un futuro lavorativo, non sono ammesse distrazioni, questo è anche il destino dei ragazzi d’oggi, la loro adolescenza assomiglia sempre più alla vita che conducono gli adulti. Oltre allo studio, ogni attività è svolta è finalizzata a un progetto, e poco al piacere personale. In altre parole il giovane d’oggi è meno spensierato e “giovane” di quanto lo eravamo noi.


Lo sport, è bene precisare, non è solo un semplice passatempo, un’attività ristoratrice, ma anche un mezzo di crescita. Molti forse non sanno che gran parte dei pedagoghi considera lo sport l’attività educativa per eccellenza, che permette di raggiungere la maturità con leggerezza e piacere, si riferiscono logicamente allo sport sano, non a quello malato di competizione e di protagonismo.


Ma, al giorno d’oggi, è ancora lecito considerare lo Sport come un’attività rigenerante e divertente, ludica e formativa, amata dai ragazzi e dai giovani?

 

Come addetti ai lavori, possiamo affermare che, negli ultimi anni, abbiamo notato un progressivo allontanamento dallo sport e dall’attività fisica, in particolare di quei ragazzi provenienti da famiglie meno abbienti. Lo sport per molti giovani d’oggi è vissuto come un obbligo, un impegno in più di quelli imposti dalla società, un’attività non più spensierata ma tecnicamente strutturata e finalizzata alla competizione e alla prestazione. Molti giovani vivono lo sport come un mezzo per dimostrare il proprio valore in una perenne sfida con se stessi e gli altri, e lo trattano spesso come prodotto da consumare e non da vivere, da aggiungere ha ciò che si è fatto e che si ha, un modo di fare che si poggia sull’accumulo di beni piuttosto che sulla capacità di goderne.


È ovvio che i motivi per cui i giovani stiano allontanandosi dallo sport praticato non siano solo quelli appena analizzati, c’è di fondo che la famiglia e la società abbiano sottovalutato il valore dello sport come mezzo formativo, e ghettizzato l’educazione fisica scolastica, unico baluardo rimasto a contrastare un sistema che circoscrive all’immagine fisica il valore dell’attività fisica. È sintomatico il fatto che molti adolescenti si limitano a svolgere attività che “migliorano” il proprio aspetto fisico, come il sollevare pesi in palestra, e saltano le lezioni di educazione fisica a scuola e ignorano totalmente gli sport a contatto con la natura. Lo sport puro, scevro dal contagio capitalistico consumistico, educativo e formativo è diventato una rarità.


Desideriamo lasciare la conclusione di questo breve articolo, riportando la lettera che un ex studente ha inviato al proprio professore di educazione fisica, quando in età adulta si rese conto di aver avuto un riferimento importante per la propria crescita nel professore stesso ma, a più ampio raggio, nello Sport in genere

 

Questo ragazzo, ormai uomo, si chiama Giovanni ed intraprese l’attività sportiva a costo di enormi sacrifici, era orfano di padre e lavorava per mantenersi agli studi. Non è una testimonianza da personaggio di libro “Cuore” e neanche quella di un super ragazzo.

 

Giovanni era solamente una persona con una forte tensione interiore che ha saputo dirigerla verso la conoscenza, lo studio e la riflessione, qualità che gli hanno permesso di raggiungere ciò che desiderava.

 


Gentile prof., oggi che mi ritrovo adulto, medico, con due deliziosi bambini e una moglie affettuosa, non posso non ringraziala per quello che lei fece per me […], per l’aiuto che mi diede quand’ero studente contestatore in lotta con me stesso e il mondo degli adulti […]. Lei mi fece conoscere lo sport, il corpo e la natura, e mi “costrinse” a “competere” con me stesso e gli altri per sentirmi vivo. Adesso, a distanza d’anni, devo confessarle che la consideravo un pochino esaltato e a volte infantile nella sua passione sportiva, nel suo entusiasmo a professare lo sport come mezzo per ritrovarsi e per maturare. Non le nascondo che all’inizio vedevo lo sport come un’attività noiosa, adatta ai figli di papà sfaccendati e un poco superficiali, con una notevole quantità di denaro e tempo da perdere. Solo dopo aver provato di persona, ho costatato che tutto ciò non era vero, perché lo sport richiede una continua freschezza mentale, una non comune energia, fantasia e allo stesso tempo metodo e raziocinio, insegna al sacrificio e all’impegno, ma soprattutto ti fa sentire vivo, donandoti la passione. Lo sport, infatti, mi ha fatto conoscere il significato di passione, una parola buona, di quelle che ti valorizzano la vita. Così ho anche compreso, professore, il suo inesauribile entusiasmo nel divulgare l’attività sportiva. Solo quando proviamo un’autentica passione ci rendiamo conto con sgomento di quanto poco sia diffuso, apprezzato, o anche solo conosciuto dagli altri quell’universo che a noi sembra meraviglioso. Oggi posso affermare che la passione per lo sport, che lei mi ha trasmesso, mi ha reso la vita più viva, centellinata e assaporata; mi ha dato uno stato di grazia e allo stesso tempo di lucida condizione dei miei mezzi, mi ha insegnato che il “buon risultato” si ottiene nel saper affrontare gli ostacoli e le fatiche, non nello schivarle, nel lottare e nel non arrendersi, di non rinunciare al primo inciampo o sconfitta, anzi, di trarne insegnamento. Ma lo sport è stato per me soprattutto svago, divertimento, amicizie e spensieratezza; è stato lo sport a farmi assaporare la piacevole sensazione del corpo, della stanchezza, della gioia, del piacere dell’impresa, del superamento dei propri limiti e paure, l’amarezza della sconfitta e l’entusiasmo della vittoria. Ancora oggi, o forse soprattutto oggi, quando vado in montagna, a nuotare o esco con la mia mountain bike, provo le stesse sensazioni ed emozioni d’allora, anzi, ancora più ricche e intense per via dell’età adulta; già perché non sono più il suo giovane [……]. Quanto alla noia, mi creda, ho perso memoria del significato di questa parola. Io mi sento d’avere addosso lo stesso suo buonumore, che, quand’ero studente, non riuscivo a spiegarmi. Questo tipico stato di grazia che hanno indosso gli sportivi è unico, e spero di trasmetterlo anche ai miei figli. Non voglio che diventino, come lei ci metteva continuamente in guardia, dei tristi consumatori che malinconicamente si divertono facendo quello che l’industria del consumo gli ha “ordinato” di fare.
Arrivederci professore e di nuovo grazie.”

 



Abbiamo riportato questa lettera, con la speranza che funga da stimolo, per provare lo sport, per prendere in mano le redini della vostra esistenza e del vostro futuro.
In fin dei conti l’essere umano per sua natura è motivato e regolato da una tensione interiore che lo spinge verso interessi e passioni; la cultura e lo sport devono essere tra questi, anzi, secondo noi, sono i più importanti, perché è attraverso loro che si nutre in maniera conveniente la vita, il pensiero e l’emotività.

 

Diceva scherzando un mio caro amico: “Lo sport forse non è la felicità, ma io non ho mai visto uno sportivo triste”.